martedì 13 dicembre 2016

FRANCESCO PIU Peace & Groove


Non è mai stato un bluesman ortodosso Francesco Piu, già il disco di quattro anni fa prodotto da Eric Bibb e con testi di Daniele Tenca, Ma-Moo Tones  faceva intravvedere un orizzonte più ampio e non solo dipinto di blues. E cosi è, Peace & Groove  è un bellissimo disco, tra i migliori "italiani" dell'anno dove il bluesman sardo si diverte a mescolare il blues col soul, il funky con il gospel, il folk con il rock creando un groove pacifista e psichedelico, brillante ed estremamente coinvolgente. D'altra parte il nostro non ha mai fatto mistero delle sue radici, da una parte il Delta e Chicago, dall'altra il rock, gli AC/DC, i Rolling Stones, i gruppi psichedelici, in mezzo l' attaccamento alla sua terra, qui concretizzato dalla stesura dei testi fatta a quattro mani con lo scrittore sardo Salvatore Niffoi, vincitore del Premio Campiello nel 2006 per l'opera La Vedova Scalza. Sono canzoni che raccontano storie d'amore, di guerra e di speranza quelle di Peace & Groove  ma se non ci fosse la veste sonora creata da Piu coi suoi compagni di ventura, tra i migliori musicisti italiani di blues e soul, il tutto rimarrebbe un esercizio nobile e politicamente corretto ma non scombinerebbe nessun senso. Ed invece Peace & Groove  nel sound non è affatto politicamente corretto perché Francesco Piu manda all'aria i clichè, il rigore e le radici e frulla il blues dentro un magma colorato e psichedelico che più che a Robert Johnson si avvicina a Sly and Family Stone. Finalmente un eretico nel nostro panorama nazionale del blues, magari non è l'unico ma con questo disco Francesco Piu è andato oltre, con coraggio, con fantasia, con spregiudicatezza, anche nelle cover sceglie di non essere rispettoso, il traditional Black Woman diventa un gospel misto di doo-wop sfilacciato con le launeddas e dei rumori di fondo che infondono un'aria sinistra e funerea, All The Love al contrario è un funky danzabile e jazzato cadenzato dal piano elettrico, dal drumming agile di Mauro Canu, dal basso slappato di Simone Scanu e dalla voce e la chitarra acustica di Piu, mentre Rough God Goes Riding  diventa una ballata lenta, accorata intensa.  La quarta  cover è Give Peace a Change ma non aspettatevi John Lennon, piuttosto la second line di un marching band di New Orleans, dixieland e brass band con tanto di trombe, tube e tromboni ovvero come far festa quando muore qualcuno. Eretico a dir poco il nostro Piu e lo dimostra pure con i brani originali co-scritti con Niffoi. La partenza a tutto spiano di Hold On, un groove assassino  su cui si staglia il canto gospel di Piu che inneggia a freedom ed un Hammond (Gianmario Solinas) che tocca alla Jimmy Smith, la seguente  You Feed My Soul  altra preghiera soul benedetta dalla National dell'autore, una My Eyes Won't See No More che si sviluppa attorno al ritmo in levare vagamente reggae della batteria e all' organo, che non gli par vero di punteggiare jazz mentre Piu implora con rabbia e distorce la chitarra. In The Case Of Your Love  è un funky nero come la pece che cita involontariamente Hold On I'm Comin' di Sam and Dave e viene  trasportata dai tromboni in una via di New Orleans, più intimista e non potrebbe essere diversamente dato il titolo,  Mother,  dedica commovente che Piu svolge con un canto isolato in mezzo ad un silenzio assordante di rumori evocativi e ancestrali. Bella da morire. Crumbled Stones è finalmente un  blues tirato da una armonica travolgente e da una nervosa sezione ritmica, comunque scombinato da voci invasate come fosse sfuggito ai primi 16 Horsepower.

Colorato e visionario come la copertina, ma allo stesso tempo contagioso per ritmi, voci e soluzioni strumentali non ovvie, Peace & Groove  è un grande disco di festa e di preghiere.

MAURO  ZAMBELLINI      DICEMBRE 2016

1 commento:

BLUESSURIA ha detto...

condivido caro Mauro. Buon Anno!