giovedì 15 ottobre 2015

LIKE A VISION: Bruce Springsteen e il cinema



 

Diceva Tom Waits: Bruce fa dei piccoli film. Le sue canzoni più vecchie sembrano cortometraggi in bianco e nero. Cose come Wild Billy's Circus Story (The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle) erano fatte benissimo. Lui stava ad ascoltare, e assorbiva le cose. Possiede un grande senso visivo, e un grande equilibrio. Detto da uno (non qualsiasi) che ha filtrato a lungo con il cinema, con il teatro e con le immagini in generale, il ritratto non fa una piega ed è il miglior invito possibile a sfogliare Like A Vision, il libro di Paola Jappelli e Gianni Scognamiglio del Pink Cadillac Fan Club, edito da Graus editore. Bisogna per di più aggiungere che, prima di essere cinematografico, il songwriting di Bruce Springsteen è cinematico. La famosa e simpatica battuta di Ray Davies (perché mi piace Springsteen? Non guido e svela in realtà quello che diceva Bobbie Ann Mason: In America accade tutto qui, nelle strade perciò la Thunder Road è sempre lì che aspetta e l'elenco dei road movie è trasversale a Like A Vision e costituisce in sostanza un percorso alternativo (in realtà si potrebbe fare proprio un altro libro), una sorta di traccia (ulteriore) a delineare le coordinate della visione springsteeniana, e non solo cinematografica. Del resto Like A Vision raccoglie tutti i film, con le locandine (quasi sempre sia nell'edizione originale e quella italiana) e brevi ed esaurienti schede riassuntive, che, in un modo o nell'altro, vedono implicati Springsteen e le sue canzoni. Il rapporto a due corsie di Bruce Springsteen e il cinema è rappresentato in entrambe le direzioni. Da una parte le canzoni ispirate, create e immaginate come film e dall'altra le colonne sonore con e/o senza (l'emblematico e contorto caso di Mask di Peter Bogdanovich, tra gli altri) le sue canzoni. Il legame è ambivalente: per la visione cinematografica e lo sguardo d'insieme. Anche se il variopinto apparato di memorabilia pare destinato ai sostenitori di rigorosa e ortodossa osservanza (e basta anche a soddisfare i collezionisti), il racconto di Like A Vision è didascalico quel tanto che basta a renderlo fruibile e approfondito senza essere snob, a partire dalle valutazioni cinematografiche, più che sufficienti a rendere comprensibile, o meglio a tradurre, la speciale relazione tra Bruce Springsteen e il cinema. E' utile magari concordare anche su un'idea di cinema, che non è quella dei criptici maitre a penser o dei premi a la page, ma come scriveva E. L. Doctorow quel cinema che si fa con i veri materiali del mondo perchè intacca le apparenze dal mondo. Con queste prerogative, la congiunzione tra Bruce Springsteen e il cinema è ben più che concreta e Like A Vision ne è la rappresentazione ideale. Curato con la passione dei fans, ma anche con una dedizione certosina ai dettagli (molto elegante la grafica sulla carta patinata), Like A Vision è coerente con il tentativo di rendere chiaro il processo di osmosi tra il cinema e le canzoni, e viceversa. Ci sono un sacco di film e di colonne sonore da scoprire e da riscoprire e di canzoni ne spiccano, volendo, almeno un paio, Lift Me Up e The Wrestler. Lift Me Up perchè è una canzone bellissima e, inoltre, quella rarefazione di suoni è rimasta un territorio gran parte inesplorato (andate a sentirvi la rara versione con il Wurlitzer in apertura del recente live allo Schottenstein Center Columbus, Ohio 2005). The Wrestler perchè la canzone in sè grandissima, meritava l'Oscar (come e più di Streets Of Philadelphia) e perchè in filigrana Springsteen è riuscito a sommare le contorsioni esistenziali del personaggio e quelle, non da meno, dell'interprete (Mickey Rourke) scavalcando i confini tra fiction e realtà All'appello, forse manca soltanto un film: niente di grave perchè sul tema (Born In The U.S.A., il Vietnam) in Like A Vision ci sono già altri elementi, e tutti appropriati, compreso il parallelo con la saga di Rambo. E' solo l'occasione per riportarlo (si tratta del documentario di Bill Coutuniè Lettere dal Vietnam alias Dear America, 1987) e per ricordare che quando i veterani gli chiesero i diritti di Born In The U.S.A. per i titoli di coda, Springsteen gli rispose: è' la vostra canzone, For real, l'uomo è fatto così.

Il libro è strutturato in tre sezioni: il cinema nelle canzoni di Springsteen, le canzoni di Springsteen nel cinema e le soundtracks. Completano il testo la premessa degli autori, la presentazione di Mauro Zambellini, la prefazione di Blue Bottazzi e l'introduzione di Carlo Massarini. Costa 18 euro.
 
 
MARCO DENTI