martedì 25 giugno 2013

AMERICAN LANDSCAPES 2013


per il terzo anno consecutivo è andato in onda sulle frequenze di Radio Popolare, al mercoledì dalle 22.35 alle 23.30, AMERICAN LANDSCAPES paesaggi di musica americana e terre di confine. Gli scorsi anni per ogni puntata mettevo le scalette in rete, quest'anno non l'ho fatto, un po' per pigrizia, un po' per disorganizzazione, un po' perché pensavo che a nessuno interessasse. Invece c'è stato chi me le ha richieste, purtroppo la trasmissione non è in podcast, perché interessato alla musica della trasmissione e per poter compilare qualche CD per le vacanze. Buon ascolto, quindi

24 aprile     RUMOURS part one
Second Hand News    Fleetwood Mac

Stop Messin' Round     "       "

Black Magic Woman   "      "

Madison Blues              "      "

Jumpin' at Shadows    "      "

Oh Well                        "      "

Oh Well        Tom Petty and The Heartbreakers

Need Your Love So Bad    Fleetwood Mac

Don' t Stop                 "         "

 

1 maggio   RUMOURS part two
Albatross    Fleetwood Mac

Say You Love Me    "    "

Never Goin Back    "    "

Rhiannon                 "     "

Songbird                 "     "

The Chain               "     "

Don't Stop              "     "

Dreams                  "     "

Dreams                 Whiskeytown

Gold Dust Woman   Fleetwood Mac

Planet of the Universe    "         "

 

8 maggio     PUB-ROCK   one

 From Small Things         Dave Edmunds

Down The Road Apice       Rolling Stones

Honky Tonkin'             Hank Williams

The Factory              Eggs Over Easy

I Hear You Knocking      Dave Edmunds

Henry  Morgan        Eggs Over Easy

Nightingdale           Brinsley  Schwartz

Country-Roll           Dave Edmunds

Dry Land                  Brinsley   Schwartz

 

15  maggio    PUB-ROCK     two

 Peace, Love and Understanding        Brinsley Schwartz

Miracle Man            Elvis Costello

Teenage Head        Flamin' Groovies

Cracking  Up           Nick Lowe

Crawling from the Wreckage         Dave Edmunds

Play That Fast Thing        Rockpile

White Honey          Graham Parker and The Rumour

Hey Lord Don't Ask Me Question    "      "

Three Chords Good     "    "

From Small Things         Bruce Springsteen

 

 

22 maggio     PUB-ROCK   three

 When i write a book       Rockpile

Makin' Friends          Mickey Jupp

Roxette                     Dr.Feelgood

Milk and Alcohol     Dr.Feelgood

Partir C'est Mourir un Peu      Mickey Jupp

Tore Down             Nine Below Zero

Got My Mojo Workin'   Nine Below Zero

Swing Job         Nine Below Zero

Deja Vu All Over Again       Billy Boy Miskimmin

Minute By Minute      James Hunter

Move It             Nine Below Zero

 

 

29 maggio       LA NUOVA FRONTIERA

 Lover's Grave     Cheap Wine

Stand For Your Brother      W.I.N.D.

Last Po' Man        Daniela Tenca Band

Audrey Hepburn's Smile        Miami and The Groovers

The Girl I Love Got Brown Hair           Mojo Filter

Ask The Dust          Nerves and Muscles

Happy Island         Hernandez & Sampedro

 

5 giugno    DOWN IN LOUISIANA   one

 Creole Angel       Sonny Landreth

Smack Dab In The Middle       Joe Ely

Ma Petite Femme       Lee Benoit

La Danse de la Vie     Beausoleil

Crawfish Fiesta       Professor Longhair

Lonely Hunter          Willy DeVille

Mercy Now            Mary Gauthier

Johnny Danser      Zachary Richard

The Jealous Kind    Bobby Charles

 

12 giugno   DOWN IN LOUISIANA  two

 Willie and Laura Mae Jones    Tony Joe White

Au Contraire Mon Frere      C.J Chenier

Je Me Reveille Le Matin     Clifton Chenier

Poor Man Two Step        John Delafose and The Eunice Playboys

Mazurka               Mink DeVille

Johnny Can't Dance    Wayne Toups & Zydecajun

Chatterbox          Steve Riley and The Mamou Playbos

Dive In The Gumbo     Anders Osborne and Big Chief Monk Boudreaux

 

19  giugno      DOWN IN LOUISIANA   three

 See You Later Alligator     Bobby Charles

Louisiana Rain         7 Walkers

To The Country    The Bluerunners

Back To Bayou Teche     Sonny Landreth

Jole Blon                Gary US Bonds

We Make a Good Gumbo    Tab Benoit/Anders Osborne

Chez Demous Mc Gee     Beausoleil

Bayou Breeze          Tab Benoit

Grand Isle         Steve Riley and The Mamou Playboys

 

26  giugno    DOWN IN LOUISIANA still New Orleans

 When The Saints Go Marchin' In     Dr.John

Junko Partner      Anders Osborne & Big Chief Monk Boudreaux

Take It To The Streets      Rebirth Brass Band

Slip Away          Clarence Carter

Bamboo Road         Willy DeVille

Frenchmen Street Blues        Jon Cleary

Such A Night           Dr.John

Voodoo               Neville Brothers

St.James Infirmary    Allen Toussaint

martedì 18 giugno 2013

THE MARSHALL TUCKER BAND

Ho apprezzato molto la Marshall Tucker Band negli anni d'oro del southern rock, la loro miscela di rock, blues, country e western swing suonava originale ed irresistibile, almeno fino a Carolina Dreams del 1977, grazie ad una sezione ritmica swingante, agli interventi in chiave jazz del sax e del flauto ed al picking di Toy Caldwell che con la sua Gibson Les Paul sapeva aggiungere un tocco di ruvido boogie. Col tempo la MTB ha perso pezzi, sono deceduti Toy Caldwell ed il fratello Tommy, bassista, il chitarrista George Mc Corkle, e anche l'ispirazione è scemata, così la band si è ridotta ad una attrazione soprattutto regionale, popolare nella South Carolina e nel sud, presente nelle Rock Sea Cruises per rockisti danarosi e non più in grado di stare al passo coi tempi, come invece è successo per la Allman Band ed in misura minore per i Lynyrd Skynyrd. Per di più, come il collega Charlie Daniels, la MTB ha cavalcato  l'ondata patriottarda del sud più conservatore finendo col divenire una testa di serie nei concerti di supporto a politici repubblicani, non ultimo Mitt Romney per cui hanno chiuso lo scorso anno la campagna per le presidenziali. Una considerazione che non inficia il giudizio critico musicale che  stando a questo Live! registrato il 19 settembre 1995 nella loro local town di Spartanburg è assolutamente buono. Sul palco ci sono i membri originali Doug Cray, la voce della band, il batterista Paul Riddle, il sassofonista e flautista Jerry Eubanks e George McCorkle ancora della partita. Assieme a loro Charlie Daniels, i chitarristi Stuart  Swanland e Hughie Thomasson (Lynyrd Skynyrd, Outlaws) anche loro deceduti nel frattempo, il batterista Butch Trucks ed il percussionista Jaimoe della Allman Bros.Band, l'armonicista Jim Hall ed il chitarrista Rusty Milner, una sorta di convegno di musicisti del rock sudista felici di ritrovarsi assieme a suonare. Dalla quantità di deceduti potrebbe sembrare un disco da camposanto ed invece no, una volta assodato che gli anni hanno tolto lustro a questa musica, il concerto ed il disco scorrono fluidi, piacevoli, caldi, pur con qualche nostalgia, così da contraddire l'iniziale diffidenza. Certo titoli come Heard It A Love Song, This Ol' Cowboy, Long Hard Ride, Searchin' For A Rainbow, Fire On The Mountain, Ramblin', Can You See Me, 24 Hours At A Time sono garanzia di qualità e di buona musica ma le versioni offerte dalla MTB in questo show sono ancora credibili e non parodistiche, avulse da retorica e autoreferenzialità.  I musicisti coinvolti posseggono tecnica e feeling, suonano a memoria ma riescono comunque a rubare sorrisi di consenso con quel rotondo e morbido impasto di suoni che spazia tra rock, blues, country e jazz, quelle ballate di polvere e praterie, quelle cavalcate chitarristiche che sembrano simulare una diligenza in corsa, quelle unghiate che arrivano quando il brano si evolve come una jam (è il caso di 24 Hours At A Time e Ramblin'),  trasmettendo una volta ancora lo spirito di una band di cowboy cresciuta nel mondo hippie degli anni settanta. Di acqua ne è passata sotto i ponti, peccato vederli oggi  arruolati nel becero carrozzone repubblicano del sud ma l'America è un paese strano ed il sud una terra di mille contraddizioni e allora non ci resta che storcere il naso e aguzzare le orecchie perché questo Live! From Spartanburg, South Carolina ha poco da invidiare a quelli dell'era dei fratelli Caldwell, la voce di Doug Gray è un bourbon invecchiato in botte, il sassofono ed il flauto di Jerry Eubanks sono ancora lì a scombinare, come a nessuno è mai riuscito, i paesaggi tranquilli e tradizionali del western swing, le chitarre sono superlative (sentire McCorkle in In My Own Way) e la sezione ritmica, beh, la sezione ritmica è potente, morbida, precisa, sorniona e dinamica come quella degli Allman. Indubbiamente è un disco lontano anni luce dal rock che gira oggi ma se lo sentite senza preconcetti vi divertirete .

domenica 2 giugno 2013

THE DREAM SYNDICATE Bloom Mezzago 29 maggio 2013

 
 

Sono tornati dopo 26 anni dal loro primo convegno cittadino e nulla è cambiato, il Sindacato del Sogno rimane una delle più incredibili, eccitanti, generose e oneste band di rock underground che siano mai esistite. Mettetevi il cuore in pace, intellettuali, professorini, storiografi, opinionisti di tendenza e quant'altro, è vero che il rock underground di stampo metropolitano lo hanno inventato i Velvet Underground ma chi ci ha mandato in orbita e ancora non siamo scesi da quella galassia non sono le pallide riesumazioni di quel combo di viziosi e viziati ma i Dream Syndicate di Stevie Wynn, gli unici a fondere in un solo show gloria, rabbia ed epica del rock n'roll. Poteva essere una rimpatriata tra amici, qualcuno con molti capelli bianchi (il batterista Dennis Duck), qualcun'altro sempre vestito di scuro e col fisico asciutto (l'eterno giovane Steve Wynn ed il bassista Mark Walton), un rendezvous un po' nostalgico ma credibile perché all'insegna delle cruditès elettriche urbane di cui loro sono abili gourmet ed invece quello del Bloom è stata la dimostrazione che questa band ancora oggi riempie un immaginario rock che abbisogna di ribelli che non si piegano alle logiche del mercato musicale e di concerti che suonano con una urgenza ed energia dettata dall'istinto e dal puro piacere di trovarsi in sintonia con un pubblico che richiedee la primitiva eccitazione del rock n'roll. Hanno illuminato i confusi e per certi versi insopportabili anni ottanta ma il tempo ha dimostrato che non sono stati una meteora bensì una pagina inossidabile della storia del rock, la conferma arriva dai tanti che li hanno aspettati al Bloom per uno show di straordinaria intensità e partecipazione emotiva, un premio per chi non si accontenta dei compitini buoni per far contenta la maestra spacciati oggi come l'ultima novità del rock. Altro che Mumford & Sons, altro che Arcade Fire, altro che Band of Horses, altro che Muse, tanto per buttare lì nomi tanto diversi tra loro e tanto insipidi nel creare la leggenda ed il mito del rock n'roll, che invece nelle canzoni e nelle chitarre tagliagola dei Dream Syndicate continua a pulsare come fosse uscita ieri dalle cantine del Paisley Underground. Forse un tempo, negli anni ottanta, era più facile immedesimarsi nel loro sound e nel loro gesto, si era in quella fase di ricerca di un senso esistenziale, di una identità, di complicità culturali e comportamentali, oggi la vita ha in parte diluito il sentirsi sul lato selvaggio della strada, si è diventati adulti, qualcuno ha messo su famiglia, sono arrivati i figli, sono arrivate le responsabilità imprescindibili, la terra promessa è solo una illusione, ma chiunque li ha amati nel profondo, ancora adesso, in qualche istante, sente urlare dentro di sè quei giorni del vino e delle rose che ti tengono vivo, arrabbiato, resistente, felice nell'abbandonarsi, come è successo la sera del 29 maggio al Bloom di Mezzago, ai versi romantici ed esaltanti di Boston , Halloween e di Merrittville, alle rasoiate elettriche di Medicine Show, Tell Me When It's Over,  e Now I Ride Alone, al trance acido e psichedelico di John Coltrane Stereo Blues, alla furia iconoclasta di The Days of Wine and Roses, alle cadenze ipnotiche di Burn e 50 in a 25 Zone, alla dolcezza di When You Smile. Questo è il rock, queste sono le emozioni, questi sono i Dream Syndicate, e pur stando come delle sardine in scatola arroventate dal caldo e dal sudore nello stretto spazio del Bloom (incredibile come ,dopo la chiusura del Rolling Stone, non ci sia a Milano un locale degno di un concerto rock) gli invecchiati blouson noirs del rock a serramanico hanno vissuto un grande e sotterraneo rito elettrico come ormai è raro vederne. A fianco dei tre originari Dream Syndicate oggi non c'è più Karl Precoda, menzionato da almeno il 50% dei presenti e nemmeno il suo sostituto Paul Cutler ma un Jason Victor che sa il fatto suo, sparge lapilli di psichedelia ed è più punk di un Dead Kennedys, si torce attorno alla Rickenbaker estraendo frizioni di una California fuori dal controllo, si butta a terra abbracciato al suo strumento come fosse Mick Jones dei Clash ai tempi del tour Usa di London Calling, crea un dualismo con la Telecaster di Wynn che in John Coltrane Stereo Blues evoca non solo la libertà di improvvisazione dell'hard-be bop ma prefigura anche il feedback dissonante e melodico di Wilco con Neels Cline che proprio da qui sembrano partiti per il loro viaggio dentro i meandri dell'elettricità rock del futuro. Basterebbero le devastanti e schizzate versioni di The Days of Wine and Roses e John Coltrane Stereo Blues, quest'ultima intrecciata con  Break On Through dei Doors, per azzerare parte del grunge e ridurre a ruolo di epigoni i Nirvana ma a Wynn e soci non importano le cattedre e lo si vede come stanno sul palco e stravolgono quella che doveva essere una semplice reunion, non lesinano su nulla, ne sui tempi, ne sulle canzoni, ne sui bis ( due, con Merritville e con una versione all'anfetamina di Let It Rain di Clapton), ne sulle divagazioni strumentali sempre mirate a creare un caos violento e illuminante che porta all'apoteosi il pubblico senza sedurlo ma saturandolo di eccitazione, soddisfazione, energia, benessere. Strepitosi, il miglior concerto rock dei primi cinque mesi del 2013, senza ombra di dubbio, due ore e passa di show incandescente e devastante, tutti i classici del loro repertorio, più qualche oscuro nuggets, echi di California punk, schegge di  New York tra Velvet e Television, gloria, furia, rabbia ed epica, se qualcuno se ne fosse dimenticato i Dream Syndicate sono ancora qui a ricordarci cos'è il rock n'roll.