venerdì 15 aprile 2011

Warren Haynes > Man In Motion


Warren Haynes senza i Muli va a sviscerare quel patrimonio di soul e di blues che esisteva prima del rock quando da ragazzo rubava i dischi del fratello e si beava del gesto canoro dei vari Wilson Pickett, Aretha Franklyn, James Brown, Sam and Dave e Temptations. Un disco di R&B? Non propriamente perché di blues in Man In Motion ce ne è a sufficienza ma è mischiato col soul e col jazz nel modo in cui è stato manipolato da chitarristi come Albert King e Freddie King. Ecco, Man In Motion potrebbe essere un disco di Albert King per la Stax o Jammed Together del trio Steve Cropper/Pop Staples/Albert King , le armonie sembrano uscite da quei dischi, gli assoli di chitarra sono tenuti a bada, niente a che vedere con la travolgente cascata di chitarre dei Muli e della Allman Band, ritmi sincopati e groove irresistibile come è tipico della scuola di Memphis, una buona dose di funky senza debordare ed un disinvolto atteggiamento jam. Warren Haynes è un uomo in movimento e nello stesso modo in cui si è tuffato a capofitto nel reggae e nel dub adesso fa con il soul sviscerandolo in tutte le sue declinazioni, cercando di vestire i panni del soul singer ed incrociando il passato col presente, fondendo i temi sull’amore, sul desiderio e sull’abbandono, temi cari alla discografia soul, con una energia contemporanea ed un moderno modo di affrontare il rhythm and blues. A molti potrà non piacere questa svolta di Warren Haynes ma non dimenticatevi che questi non sono i Gov’t Mule e il virtuoso e titanico chitarrista riesce comunque a portare a casa un disco piacevole, fluido all’inverosimile, un melting pot di soul, jazz e blues suonato con classe e traboccante di feeling .
L’unica cosa che non dovete chiedere è la forza sconvolgente della sua Gibson, che qui c’è eccome ma Haynes ha preferito sostituire la classica Les Paul Standard con una serie di Gibson vintage ES 335 e ES 345 con cassa semi hollowbody per risultare ancora più rigoroso e credibile nel ricreare il sound pulito e chiaro dell’epoca pre-rock. Si è poi contornato di tre ganzi della scuola New Orleans ovvero il bassista dei Meters George Porter Jr. (adesso nei 7 Walkers), il tastierista Ivan Neville ed il batterista Raymond Webber, ha recuperato il tastierista dei Faces Ian McLagan ed il tenorsassofonsita Ron Holloway e con i loro si è infilato negli studi di Willie Nelson ad Austin suonando insieme senza sovraincisioni le dieci lunghe tracce di Man In Motion. Il risultato è un disco che trasuda Memphis da ogni angolo anche se le canzoni non sono quelle da tre minuti dei 45 giri della Stax ma hanno tutte una durata media che supera abbondantemente i cinque minuti.
Un morbido rollio jazz-soul-blues scorre senza soluzione di continuità dall’’inizio alla fine di Man In Motion come fosse una ipnosi ritmica che cattura dolcemente i sensi senza forzare e senza sconvolgere, che sia un maestro Warren Haynes lo dimostra in ogni campo anche quando il rock è solo all’orizzonte.